Nato il 21 dicembre 1949 a Yako, villaggio a ridosso del Sahel (Sahara del Sud), Thomas Sankara riceve una formazione militare. L’esercito era l’unico modo per un ragazzo povero di poter studiare.
Nel 1974, quando scoppia un conflitto armato tra l’Alto Volta e il Mali, Sankara viene messo a capo di un’unita’ di incursione, che si rivela essere molto temibile. Sankara cambia il classico ordine di avanzamento “Avanti!” con un piu’ coraggioso “Seguitemi!”.
Nel 1983, dopo un colpo di stato, diventa presidente dell’Alto Volta che subito ribattezza Burkina Faso. In due dialetti locali, il more’ e il dioula, significa “Paese degli uomini integri” (o onesti). Il neo presidente si ritrova in mano un paese in queste condizioni: un medico ogni 50mila persone, un tasso di mortalita’ infantile del 187 per mille, un tasso di alfabetizzazione del 2% e una speranza di vita di soli 44 anni.
Nel 1984, durante i lavori della trentanovesima Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, dichiara “Vi porto i saluti fraterni di un paese di 274.000 chilometri quadrati, dove sette milioni di bambini, donne e uomini si sono rifiutati di morire di fame, di sete e di ignoranza.”
Inizia cosi’ la sua avventura politica che si basa principalmente su due fronti: la lotta alla classe sociale dei burocrati e amministratori pubblici (38.000), che da soli assorbivano il 70% del bilancio statale di 57 miliardi di franchi locali (CFA) e lo sviluppo dell’economia burkinabe.
“Non possiamo essere la classe dirigente ricca in un Paese povero” diceva. Taglio’ cosi’ gli stipendi pubblici del 30%. Le auto blu destinate agli alti funzionari statali, lussuose Mercedes, vennero sostituite con utilitarie (Renault). In seguito decise che i diplomatici stranieri non sarebbero piu’ stati ricevuti nel palazzo principale, ma lungo le strade polverose, nei villaggi, sotto gli alberi. “… poi diciamo loro: Signori ambasciatori, vostre Eccellenze, avete visto il Burkina Faso come e’ realmente.” Nella sua dichiarazione dei redditi del 1987 i beni posseduti risultavano essere una vecchia Renault 5, libri, una moto, quattro biciclette, due chitarre, mobili e un bilocale con il mutuo ancora da pagare. Quando alcuni capi di Stato si offrirono per donare a Sankara un aereo presidenziale, la risposta fu che era meglio fare arrivare in Burkina Faso macchinari agricoli.
Vengono istituiti i Tribunali Popolari della Rivoluzione, le cui sedute vengono trasmesse alla radio. L’imputato non e’ assistito da un avvocato (e non c’e’ un pubblico ministero) perche’ gli avvocati si devono pagare: “Un cliente potra’ essere difeso veramente solo se paga lautamente l’avvocato. Il migliore avvocato sara’ quindi riservato a chi paga di piu’. Cio’ significa che piu’ si ruba, piu’ denaro si ha per meglio difendersi”. Questa frase sembra stata pronunciata ieri, era invece il 1984.
Sankara abolisce inoltre il principio che la legge non ammette ignoranza. In quel periodo le leggi burkinabe erano scritte in francese, una lingua conosciuta solo da una piccola minoranza. “In una societa’ in cui il 95% della gente e’ analfabeta e mantenuta nell’oscurantismo da chi governa, la legge borghese, sfidando ogni logica, osa dire che l’ignoranza della legge non e’ ammessa”.
Il secondo fronte della sua rivoluzione furono le campagne per l’autosufficienza alimentare. Il suo sogno era di assicurare a ogni burkinabe due pasti al giorno e 10 litri di acqua. Sankara fece costruire pozzi, dighe per l’irrigazione dei campi, fece piantare alberi, fece promuovere corsi di formazione, il tutto nell’ottica del “produciamo e consumiamo burkinabe”.
Di Sankara rimangono molti discorsi e frasi illuminanti. Per spiegare il concetto del “consumiamo burkinabe” Sankara diceva: “mangeremo i nostri manghi, non le loro mele”. Le terre coltivabili del Burkina Faso furono nazionalizzate e ridistribuite alla famiglie, secondo le loro necessita’. Venne abolita l’imposta di captazione: si trattava di 500 franchi che spesso venivano pagati in natura: animali, frutti e ortaggi, tolti alla sussistenza della famiglia. I bambini vennero mandati a scuola e Sankara si impegno’ perche’ venisse riconosciuto il ruolo della donna. Diceva che non si poteva sperare in una societa’ migliore se si perdeva la lotta per la liberazione della donna.
Thomas Sankara e’ stato tanti presidenti. Grazie ai tagli ai privilegi dei dipendenti pubblici e dei politici, fu definito il Presidente piu’ povero del mondo, fu il Presidente ribelle per le sue idee sul disarmo, sull’abolizione del debito estero, che succhiava risorse alla sanita’, all’istruzione, alla costruzione del paese. Fu anche Presidente operaio (ogni riferimento e’ casuale) perche’ costrinse tutti, lui compreso, a lavorare tre settimane all’anno in strutture e opere pubbliche.
Dopo 4 anni di questa politica la rivoluzione dava risultati. Il bilancio statale era in pari e i tagli alle spese avevano permesso di creare nuovi fondi subito investiti nella costruzione di strade (e di una ferrovia), case popolari, centri salute e programmi di scolarizzazione. La produzione agricola era aumentata in modo considerevole e il sogno dell’autosufficienza alimentare, dei due pasti e 10 litri di acqua per ogni burkinabe, era una realta’. Il Burkina Faso era diventato un paese migliore, pulito, democratico e l’eco rivoluzionario di Sankara cominciava a estendersi in altri parti dell’Africa.
Il 15 ottobre 1987, un giovedi’, giorno che aveva destinato allo sport di massa, Sankara viene assassinato dal suo luogotenente e delfino, ancorché amico fraterno..
In Burkina Faso qualcuno sostiene ancora che Sankara non e’ morto (e in effetti il suo corpo non e’ stato mai ritrovato). Dopo la sua scomparsa il giornalista malgascio Sennen Andriamirado scrisse: “E’ morto Sankara, un presidente non come gli altri. Il suo governo e’ stato forse un incidente della storia. Pero’, un incidente felice”.
Le informazioni di questo articolo sono tratte dal libro straordinario che vi consiglio di leggere: “L’Africa di Thomas Sankara – Le idee non si possono uccidere” di Carlo Bata’, edizioni Achab Verona, Anno 2003. A Carlo Bata’ il merito di aver collocato i discorsi e le idee di Sankara.